9 gennaio 2000, il tanto temuto millennium bug che avrebbe dovuto produrre un vero e proprio crash informatico si è rivelato in realtà un fenomeno ampiamente marginato e circoscritto. Quello che invece non si può limitare è un altro fenomeno che va in scena alle 13 di questa domenica di inizio millennio allo stadio Tardini di Parma.
Indossa la maglia bianconera, ha il numero 21 sulle spalle e ha nell’eleganza il marchio di fabbrica. Il suo nome è Yazide Zinedine Zidane. Per tutti Zizou.
Il suo talento non lo scopriamo di certo oggi, ma oggi è una di quelle giornate in cui ogni giocata, ogni movenza, sembra avvenire nella luce, lasciando dietro di sè una scia luminosa e avversari in un mix di estasi e impotenza.
E’ un campionario di movenze uniche, un susseguirsi di controlli e scatti eseguiti con un anticipo clamoroso. Zizou è un campione di completezza: piedi memorabili, visione di gioco panoramica e istantanea, tecnica eccelsa, forza fisica spaventosa, eleganza innata, senso della posizione assoluto.
Sa fare maledettamente bene la veronica, un colpo scritto nel suo destino.
La veronica nel calcio è quella finta tramite la quale chi la esegue si passa la palla da un piede all’altro mentre con il corpo ruota su stesso. I francesi la chiamano roulette , gli inglesi l’hanno ribattezzata Marseille turn, proprio in onore di Zidane, che a Marsiglia è nato.
Ironia della sorte la moglie di Zizou si chiama Veronique, come a dire che il francese ha sposato un dribbling.
Oggi al Tardini Zizou è la luce che illumina ogni azione, inventa, regge il centrocampo e guida l’attacco, gioca a un livello talmente straordinario rispetto agli altri 21 uomini in campo da far sembrare normale gente del calibro di Del Piero e Thuram.
La partita finisce 1-1, con i padroni di casa in 9 che la riacciuffano nel primo dei quattro minuti di recupero grazie a un gol da fuoriclasse di Hernan Crespo, ma poco importa, oggi ho capito che un giocatore così è come la cometa di Halley.
Proprio come lei, capace di ispirare tra un passaggio e l’altro generazioni di artisti come Pascoli, Giotto e forse anche Dante, il transito di Zizou sui campi di calcio merita una benedizione per gli occhi che vi hanno potuto assistere e la celebrazione di quel momento in cui si ha pienamente la consapevolezza delle proprie percezioni, ossia che una prestazione del genere, un interprete del genere, li rivedremo tra chissà quanto tempo.
Chissà che mondo troverà la cometa.
Negli occhi aperti, accese appena e spente,
morian le stelle. E Dante fu nessuno.
Terra non più, Cielo non più, ma il Niente.Il Niente o il Tutto: un raggio, un punto, l’Uno.
(tratto dall’ode di Giovanni Pascoli, Alla cometa di Halley)