Il posto più bello del mondo

Esiste un posto in Italia a cui tutti noi dovremmo essere eternamente grati, un comune di 40 mila abitanti in provincia di Ancona, nelle Marche, proclamato Città europea dello Sport per il 2014.

Il nome di questo posto è Jesi e la sua storia sportiva è indissolubilmente legata a quella della scherma, di cui rappresenta una sorta di Silicon Valley tanto da fregiarsi del titolo di città più medagliata al mondo nella storia delle Olimpiadi con un invidiabile palmarès di 23 medaglie:

14 d’oro, 3 d’argento e 6 di bronzo.

Nove di queste hanno un nome e un cognome che equivalgono a nominare l’atleta italiana più medagliata di sempre: Valentina Vezzali.

Valentina non ha bisogno di presentazioni, è semplicemente un’atleta impressionante, una cannibale, la chiamano “il cobra”, è un fascio di nervi e muscoli letteralmente protesi in avanti verso il raggiungimento del solo obiettivo contemplabile: la vittoria.

Non è simpatica Valentina, il suo è un carattere introverso, ossessionato dai limiti da superare, come lei stessa ama definirsi è un killer che non lascia agli altri nemmeno le briciole.

Vincere mi viene naturale. Da quando ho cominciato a fare gare ho vinto tutto. È nel mio dna. Quando metto la maschera e tiro di fioretto sento l’adrenalina, le emozioni, la grinta, la rabbia, la felicità, che solo lo sport sa dare. Ogni volta che le provo, desidero risentirle ancora.

Dietro questa feroce determinazione si nasconde però una fragilità dettata da un’adolescenza difficile in cui ha dovuto fronteggiare la perdita di papà Lauro quando aveva soli 15 anni, una perdita dolorosa in parte compensata dalla presenza di mamma Enrica, pronta a giocare da quel momento un ruolo fondamentale come donna energica, ma sempre al fianco della propria figlia nella vita fuori e dentro la scherma.

Ed è proprio tra le braccia di mamma Enrica che si conclude la favola che ci apprestiamo a raccontare.

L’Olimpiade è quella di Londra, la quinta per Valentina che appena il giorno prima era stata portabandiera della spedizione azzurra. L’Excel Arena ha da poco visto fallire il suo assalto al quarto oro consecutivo nel fioretto, un addio meno doloroso per noi italiani visto che a batterla è stata Arianna Errigo, ma non altrettanto per Valentina, la sconfitta lei non riesce proprio a metabolizzarla.

Come nella vita però, che si vinca o si perda, bisogna andare sempre avanti e sulla strada per il bronzo ora Vale deve vedersela con la sudcoreana Nam.

Neanche il tempo di iniziare che la sfida è già in salita, a venti secondi dalla fine il punteggio recita Sud Corea 12 – Italia 8

Ormai non ci sono più possibilità” esclama il telecronista

13 secondi

direi che quattro stoccate in tredici secondi o sei...” o sei Valentina Vezzali appunto, 12-9

passano altri quattro secondi, l’attacco è simultaneo, la priorità è di Valentina, 12-10

Si tolgono entrambe la maschera, la Vezzali ha il viso trasfigurato dalla tensione emotiva, lo sguardo fissa un punto lontano che soltanto lei sembra sapere dove si trovi.

Vive semplicemente nel “qui e ora”

Alè, e il duello riparte

La Nam è costretta a indietreggiare in fondo alla pedana, Valentina tocca quando mancano ancora 5 secondi sul cronometro, 12-11

Si scalda tutto il pubblico, può diventare ancor più leggenda di quanto già non lo sia

Avanti, avanti, la Nam va fuori, manca un secondo soltanto ma Vale è un flash e tocca,

fantastica, spaziale, strepitosa! Ma come fà?

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Tutto il pubblico urla “Vale, Vale”, ma è già tempo di extra time.

Ora è calato un silenzio spaventoso

Chi mette a segno la stoccata vince

Ma se ti chiami Valentina Vezzali non puoi che metterla Tu a segno la Stoccata.

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Parata, risposta vincente e urlo liberatorio.

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Piegata sulle ginocchia, con la punta del fioretto che guarda verso l’alto,

parte un bacio alla pedana e uno verso il pubblico che ha assistito a qualcosa di

inenarrabile.

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La grandezza di un atleta e dei suoi valori umani si misura ancor più dai momenti difficili che da quelli in cui le cose vanno per il verso giusto.

E’ stato difficilissimo, ho tirato col cuore e alla fine la medaglia l’ho portata a casa. Mi dispiace non aver tirato fuori quello che potevo quando dovevo, ma la scherma è fatta così e chi vince ha sempre ragione.

Piange Valentina e per nascondere le lacrime e il suo lato più fragile sceglie le braccia di mamma Enrica, sceglie il posto più bello del mondo.

2018-05-12 (2)