Non è una questione di perfezione

Simone Biles ha vinto il suo quarto titolo mondiale in carriera a Doha lo scorso 1° novembre, ma non esattamente nel modo in cui lei o i suoi estimatori speravano.

La Biles è infatti caduta per ben due volte: al volteggio durante la prima rotazione e alla trave nel corso della terza.

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Nonostante tutto è riuscita a raggiungere la vittoria, la quarta nell’individuale, record assoluto, grazie alle eccellenti prestazioni alle parallele e al corpo libero, ma soprattutto grazie a un grado di difficoltà degli esercizi che supera di gran lunga quello delle più dirette avversarie.

Si è trattata di una prestazione tutt’altro che eccezionale, l’americana è stata molto sincera su questo punto:

Mi sento come se le altre avessero meritato un po’ più di me

ha detto nell’intervista post-gara.

La vittoria dipende da quanto sei bravo in quel giorno e oggi non è stato il massimo per me

Sentimenti per certi versi condivisibili quelli della Biles che però non è la prima ginnasta ad aver vinto un titolo mondiale oppure olimpico nonostante una caduta, anche se non è capitato spesso nella storia di questo sport.

È successo nel 2006, durante i primi campionati del mondo in cui venne adottato il nuovo sistema di punteggio aperto, quando Vanessa Ferrari vinse il titolo mondiale nell’individuale dopo una caduta alla trave.

La vittoria fece storcere il naso a coloro i quali ritenevano fosse stata una pessima idea quella di eliminare il vecchio sistema basato sul 10 perfetto.

Con quel sistema ottenere una vittoria dopo una caduta era molto più difficile indipendentemente dal grado di difficoltà degli esercizi. La caduta prevedeva infatti una penalizzazione di mezzo punto, mentre secondo le regole attuali le ginnaste perdono un punto pieno.

La ginnastica è uno sport estetico basato sulle prestazioni. Come tale, le idee di vittoria e perfezione sono profondamente intrecciate tra di loro.

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Le idee di “perfezione” esistono anche in altri sport. Nel baseball ad esempio esiste il cosiddetto “perfect game” quando un lanciatore affronta i 27 battitori e li elimina tutti.

La perfezione è rara e speciale, ma non è affatto una garanzia di vittoria.

Un lanciatore può essere perfetto fino al nono inning e veder sfumare tutto nel decimo.

Certo a Doha nessuno in realtà è stato perfetto o è andato vicino alla perfezione.

Molte delle migliori ginnaste hanno commesso degli errori, magari non così evidenti come una caduta che interrompe una performance.

Cadere è chiaramente un errore più grave, motivo per cui viene applicata una penalizzazione maggiore.

Ma ciò significa perdere automaticamente posizioni in classifica?

E’ vero la maggior parte delle ginnaste non ha il tipo di “paracadute” tecnico che ha la Biles. Se cadono è difficile andare a medaglia.

A volte finiscono sul podio, come Aliya Mustafina nel 2012 quando vinse il bronzo nell’individuale nonostante una caduta. Ma di certo non salgono sul gradino più alto del podio dopo due cadute.

C’è da dire che la Biles è unica in tutto. È capace di svolgere degli esercizi incredibilmente difficili con grande maestria. Ciò non significa che non possa commettere degli errori, d’altronde è umana anche lei.

Di certo non si può pensare di “rubarle” le doti tecniche e quindi sperare di atterrare in piedi dopo alcuni esercizi effettuati con un grado di difficoltà altissimo.

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E’ qui che l’americana fa nettamente la differenza ed è questo il motivo per cui ha dominato gli ultimi cinque anni, non perché ha trovato scorciatoie nel sistema di punteggio, sfruttandole a proprio favore.

Il motivo dei suoi successi consiste nel fatto che la statunitense ha costantemente eseguito la ginnastica più difficile che lo sport femminile abbia mai visto ed è stata brillante nel farlo, sempre.

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Al fine di rendere questa una vera competizione non restano che due alternative:

o tutte le avversarie salgono di livello o ci sarà bisogno di regole diverse solo per Simone Biles.

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